
Come si realizza un logo per una start-up
Nel logo si deve riconoscere il nuovo progetto online, l’organizzazione, che a sua volta deve servirsene per essere riconosciuta dai clienti indiscriminatamente, ed è questa la parte più difficile. Un logo difficilmente memorizzabile e/o replicabile presenterebbe subito un gap recuperabile solo dopo cospicui interventi di marketing. Nel caso di una start-up tutto ciò potrebbe rivelarsi deleterio. Evitate accostamenti banali che non servono.
Semplicità dunque è il must da seguire sempre ed in ogni dove quando si realizza un logo. Pochi fronzoli di complemento, linee grafiche essenziali, per non distogliere l’attenzione dal concetto chiave.
Il logo ha una suo ciclo di vita ad “S” ed invecchia come tutto sotto questo sole: più è composto da elementi e più sarà soggetto ad una sorta di invecchiamento precoce.
Il logo deve emozionare innanzitutto o così almeno dovrebbe essere, per sua natura. Difficile farlo lo so, ma dalla sua visione si deve percepire già un messaggio preciso ed inequivocabile. Instaura il primo livello di comunicazione tra azienda e mercato in senso lato, dopo arriva tutto il resto. Se non riesce a penetrarvi nell’anima, fermatevi e ripartite da zero.
Guardate alcuni dei loghi più famosi al mondo: Nike, Adidas, Amazon, Ebay, facebook, Coca Cola, IBM, tanto per citarne alcuni.
L’elemento che li accomuna è sempre una bella scritta testuale, fatta con un colore, assolutamente, al massimo due, stop. Il logo è al 70% carattere, font, un bellissimo font, poi quel che ne avanza.
Si sa che ciascuna tonalità di colore evoca sensazioni precise e differenti nella mente dell’osservatore. Pensando al web ad esempio, ci sono colori che influenzano profondamente i comportamenti degli utenti più di altri, certuni addirittura possono calmierarli, sono le statistiche a dirlo. Non si può non tenere conto di tutto questo.
Evitare di usare tonalità a metà strada, sarebbero solo scelte dettate dal gusto personale, ma tinte nette, chiare, in grado di risaltare, per non ritrovarsi poi con problemi di stampa. Un logo deve essere facilmente replicabile su più supporti e la scelta del colore diventa strategica. Vi piacciono le sfumature? Avete mai visto un logo sfumato? Io non me lo ricordo. Dimenticatele a meno che non vogliate sprecare il vostro tempo.
A chi deve essere assegnato il delicato compito di pensare il logo in una start-up?
Ad un team sicuramente, è una responsabilità troppo grande per un uomo solo.
La cosa fondamentale è l’attivazione di un processo creativo, fatto di momenti di discussione e correzioni condivise o condivisibili che porteranno piano piano al suo design definitivo. Un iter lungo, discontinuo e fuori dagli schemi.
Per esperienza diretta i loghi di maggior successo che ho disegnato per contesti più disparati sono quelli venuti fuori d’istinto. Non sempre capita.
Vediamo ora di delineare le fasi principali per la creazione del logo “giusto” per la vostra start-up.
Fase 1: scelta del Logotipo.
Per prima cosa si potrebbe partire da una analisi dei loghi di competitors vari ed eventuali. Ha i suoi pro e contro. Potrete ottenere indicazioni e fare un pé di ordine dentro la vostra testa. Il rischio? Quello di esserne troppo influenzati in partenza. Fatelo, ma il mio consiglio è dopo che avete buttato giù una vostra idea di logotipo di base.
Il font è l’essenza del logotipo. Dedicate a questa fase tutto il tempo necessario. Andate su uno dei siti che si prestano a questo servizio ed iniziate a fare le vostre anteprime per uno due, 10 giorni. Individuato il carattere che fa al caso vostro, usate differenti spaziature, orientamenti. La forma del logotipo deve andare bene per il web ma anche per la stampa. Un font potrebbe si bucare il monitor ma essere completamente inadatto ad una stampa digitale. Pensateci ora prima che sia troppo tardi.
Fase 2: disegno del Pittogramma.
E’ l’ornamento del logotipo, la parte più complessa, ermetica, fatta di un insieme di segni astratti “ideogrammi“, (avete presente il logo della Nike ?), o “iconici“, come la mela della Apple. Creare l’ideogramma giusto, l’icona più adatta, in grado di sintetizzarlo, sostituirlo, rappresentarlo in un sol colpo, è una questione molto complessa che metterà a dura prova tutto il team, non solo i grafici. Di che colore fare il pittogramma? Il medesimo del logotipo. Non dovete fare un arcobaleno ma un logo. Più colori userete e più avrete problemi col merchandising semmai lo avrete.
Fase 3: definizione del Pay-off.
Riuscire a definire il pay-off vuol dire chiudere il cerchio. Associare un chiaro ed inequivocabile messaggio “slogan” al logo vuol dire amplificarne la portata, il peso, creare i presupposti per coinvolgere il proprio pubblico, lead generation, tenerlo sul pezzo costantemente. “Che mondo sarebbe senza Nutella“, “Dove c’è Barilla c’è casa“, “Redbull ti mette le ali“, “Think different“, “Just do it” sono pay-off di successo estremo dei relativi brand, quasi metafisici direi se si considera quello della Apple. In riferimento a sumweb, “Ideas to communicate“.
E per la vostra start-up a che pay-off avete pensato? Avete buttato giù una lista? Quale lead volete generare?
Eseguito come da copione, tutto questo, è un lavoro per autentici professionisti del marketing, coadiuvato da psicologi. Il rischio di cadere nella becera banalità è sempre dietro l’angolo per cui, se potete, fatevi seguire da una agenzia di comunicazione.
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