
Shelf Marketing: le nuove tendenze nella grande distribuzione
In questo breve articolo parlerò di shelf marketing e di nuove tendenze adottate dalla grande distribuzione per farci acquistare di più.
La nuova tendenza in ambito shelf marketing, che sto riscontrando andare per la maggiore all’interno delle catene della grande distribuzione, è una sola: mescolare le carte il più possibile grazie alla strategia move off the shelf.
I vantaggi del variare le posizioni della merce sugli scaffali per la grande distribuzione sono difatti molteplici:
- il fattore routine – Di solito i consumatori che si recano nel medesimo punto vendita per fare la spesa, compiono sempre lo stesso percorso d’acquisto e mediamente acquistano i medesimi prodotti. Cambiando con assiduità la posizione degli articoli tra gli scaffali, queste abitudini vengono drasticamente interrotte stimolando nuove ed imprevedibili opportunità di acquisto.
- il fattore tempo – Più tempo viene trascorso dal consumatore per cercare il prodotto che non trova e più la probabilità che ne visualizzi altri e che li collochi nel carrello cresce. La tendenza della grande distribuzione a prolungare sino al nostro arrivo in cassa il processo d’acquisto è difatti palese.
- il fattore “soglia d’attenzione” – Ad un consumatore privato della sua routine d’acquisto, o se volete della sua capacità mnemonica, il livello d’attenzione aumenta perché deve ritrovare ciò che ha perso. Diventa così più più incline a soffermarsi sulle nuove offerte promozionali e di fatto ad incrementare gli acquisti.
Una chiara strategia di marketing move off the shelf fatta apposta per creare scompiglio, azzerare l’effetto mnemonico dei consumatori, ridisegnare i loro processi d’acquisto con l’obiettivo di incrementarli grazie al maggior tempo passato tra le corsie.
Basando tutto sulla memorizzazione della merce tra le corsie, non amano certo approcci così radicali. Il rovescio della medaglia è che ogni abuso può generare stati d’ansia e, come conseguenza, inibire gli acquisti.
Dunque tutto deve essere ponderato bene all’interno di un preciso quadro sistemico. Ad esempio ci sono punti vendita della medesima città il cui profilo di utenti cambia drasticamente in base all’età. Magari perché si è in prossimità di un quartiere universitario. Le persone anziane fanno più fatica ad adeguarsi a politiche move off the shelf e quindi occorre valutare anche la loro riluttanza.
In questo vengono a sostegno le zero anxyety areas: sono aree fatte apposta che tendono a rasserenare il consumatore, ad azzerare appunto l’ansia. Sa che in quelle zone troverà sempre e solo prodotti in offerta, le migliori offerte, anche se poi non è proprio così. Zone di sicurezza premianti che psicologicamente rinforzano i così fragili processi di acquisto.
Non vi è una ricetta univoca applicabile a tutto perché le variabili esogene sono molteplici: solo un uso sapiente di questi differenti approcci di shelf marketing applicato al contesto produrranno incrementi a doppia cifra nelle vendite del vostro punto vendita.
Se siete gestori di punti vendita come Esselunga, Coop, Pam, Carrefour, Ikea, Unieuro, Mediaworld, Decathlon, Leroy Merlin, Lidl e siete interessati a conoscere nuove interessanti strategie di shelf marketing, potete contattarmi per una consulenza dal form a fine articolo.
Il poter giocare sulla psiche del consumatore una volta “avviluppato” tra le fitte maglie delle vostre corsie è un vantaggio che va sfruttato a dovere.
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